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Pensieri sulla didattica




Studiare canto significa ricercare, ottenere e possedere uno strumento libero e consapevole, dove per consapevolezza non si intende il mero tecnicismo o l’attivazione meccanica di fenomeni fisici. Essa possiede un significato più ampio e filosofico, se per consapevolezza intendiamo la conoscenza di tutte le potenzialità del nostro corpo, nello specifico del nostro strumento voce, che vanno ben al di là del nostro sapere iniziale. E’ una sorta di magia, è un grande piacere.

La diretta conseguenza sarà la libertà espressiva, ossia un vero cantante.

Se la visione della tecnica vocale viene intesa in questo modo, allora l’emotività, il talento naturale, le peculiarità soggettive , la capacità di comunicare con gli altri attraverso il canto, i pensieri di uno studente-futuro performer, non vengono repressi o posti in secondo piano, né sottovalutati. Anzi.

Ne risalterà col tempo sempre di più la bellezza e la libertà di azione.

Premetto che non credo che solo chi studia canto possa cantare.

Il mondo della musica è pieno di grandi talenti che non hanno fatto un percorso ortodosso per diventare ciò che sono diventati.

Il canto, a parte il canto classico, non esige necessariamente lo studio.

Ma se decidiamo, un giorno della nostra vita, di aprire la porta di una lezione di canto, è perché siamo consapevoli di aver bisogno di aiuto, è perché ciò che abbiamo non ci basta più, e dobbiamo ricominciare a cercare.

O, almeno, questa dovrebbe essere la spinta primaria di chi vuole studiare canto.


Il fine di insegnare è, per me, stimolare curiosità, ricerca, approfondimento, esercizio, sensibilità, apertura mentale.

Lo studente di canto, il cantante, deve creare un equilibrio tra coscienza tecnica del proprio strumento e personalità musicale, deve saper interpretare, personalizzare, far vivere o rivivere una canzone, deve saper “leggere” uno spartito, innamorarsi della melodia e del fraseggio.

Una canzone è l’unione di una melodia e di un testo, ed è per questo che il cantante deve lavorare parimenti sull’esecuzione di essa come fosse uno strumento e sull’espressività e il sentimento che il contenuto del testo possiedono.

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